Storia di una ladra di libri, di Markus Zusak, 2014

Il romanzo è ambientato in una Monaco del 1939, nel pieno del suo periodo nazista, e fa capire con la storia realistica e coinvolgente di Liesel, una bambina appena adottata da una famiglia antinazista, come anche solo la gentilezza e le parole siano in grado di cambiare il mondo, o almeno il mondo di qualcuno.

DF-00696 - Liesel (Sophie Nélisse) reads to Max (Ben Schnetzer), who’s hiding in her home.

“Verso la coda della colonna c’era un uomo, più anziano degli altri. Aveva la barba e abiti laceri. I suoi occhi avevano il colore dell’agonia, e, per leggero che fosse, era fin troppo pesante perché le gambe lo reggessero. Cadde più volte, con un lato del viso premuto sulla strada.

Ogni volta un soldato incombeva su di lui. «Steh’ auf», gli urlava, «In piedi.»

L’uomo si sollevava sulle ginocchia, lottando per tirarsi su. Ricominciava a camminare. Ogni volta riusciva a tenere il passo con la coda della colonna, ma ben presto le forze gli venivano meno e incespicava di nuovo, finendo a terra. Dietro di lui c’erano altri, il carico di un camion intero, che rischiavano di passargli sopra e calpestarlo.

Intollerabile era vedere quanto soffrissero le sue braccia, che tremavano nel tentativo di risollevare il corpo. Cedevano ogni volta di più, prima che riuscisse a rialzarsi a fare un altro po’ di passi. Era morto. Quell’uomo era già morto. Cinque minuti ancora e sarebbe crollato in un fosso tedesco e sarebbe morto. Nessuno avrebbe alzato un dito, sarebbero rimasti tutti a guardare. Poi un uomo. Hans Hubermann. Accadde in fretta. La mano che stringeva forte quella di Liesel gliela lasciò ricadere al fianco, mentre l’uomo si faceva strada a gomitate. La ragazza si sentì il palmo sbatterle sul fianco. Papà raggiunse il carretto delle vernici, tirandone fuori qualcosa; poi si fece largo in mezzo alla folla, fino in strada. L’ebreo si fermò davanti a lui, aspettandosi altri scherni, ma, al pari di tutti, rimase a occhi sgranati quando Hans Hubermann tese la mano, offrendogli un pezzo di pane, come un prodigio. Quando il pane passò da una mano all’altra, l’ebreo si lasciò scivolare a terra, cadendo sulle ginocchia, e abbracciò gli stinchi di Papà. Vi affondò il viso, per ringraziarlo.”