Shirin Ebadi, Noi, prigionieri delle ingiustizie

TO GO WITH AFP STORY IRAN–JUSTICE–PRISON–SOCIT BY PIERRE CELERIER An Iranian inmate peers from behind a wall as a guard walks by at the female section of the infamous Evin jail, north of Tehran, 13 June 2006. AFP PHOTO/ATTA KENARE(Photo credit should read ATTA KENARE/AFP/Getty Images)

“La liberazione il più presto possibile dei prigionieri iraniani che lottano per la democrazia e la libertà” chiedeva la giurista Shirin Ebadi alla notizia dell’attribuzione del premio Nobel per la Pace. Ebadi fu la prima donna nominata giudice in Iran ma presto fu costretta dal regime komehinista ad abbandonare l’incarico e venne più volte perseguitata, tuttavia ora lavora a Parigi e nel 2004 espresse in un intervento una netta opposizione a ogni forma di dispotismo e di uso politico della violenza, affermando che per ottenere la pace è necessario difendere i due pilastri fondamentali: la giustizia e la democrazia.

 Tutti siamo dell’ opinione che vivere in un mondo privo di violenza è un diritto che dovrebbe essere garantito ad ogni individuo. La pace è uno dei diritti fondamentali dell’ umanità. Senza la pace gli altri diritti come il diritto allo studio, la libertà d’ espressione, l’ accesso a un sistema giudiziario equo, perdono il loro significato. Ma la pace è desiderabile solo se è una pace duratura. Una pace stabile si fonda sulla giustizia e sulla democrazia. Prendiamo in considerazione il primo pilastro della pace, la giustizia. La giustizia non è un fenomeno statico. La giustizia cresce come un essere vivente e si evolve, per essere espressa e interpretata nel tempo e nello spazio. Quanto più la civiltà si evolve, tanto più sviluppa ed estende il concetto di giustizia. Per esempio, meno di duecento anni fa la schiavitù era considerata un fatto lecito e picchiare un servo non era un reato perseguibile, ma oggi si può considerare giusta la schiavitù? Nel diciottesimo secolo era considerata “naturale” l’ esclusione delle donne dalla società, così come era considerato giusto relegarle alla vita domestica, in quell’ epoca le donne non potevano neanche uscire di casa senza il permesso del consorte. Ma adesso è necessario chiedersi se ciò sia giusto e legittimo anche nel ventunesimo secolo. Il problema nasce quando un gruppo di fondamentalisti chiude gli occhi davanti alle evoluzioni del mondo, considera i cambiamenti come un’ illusione e non intende riconsiderare le proprie regole e i propri valori. Queste persone con testardaggine si attaccano alle vecchie tradizioni e guardano il mondo con gli occhi dei loro antenati nel tentativo di risolvere i problemi di oggi con la sapienza di ieri. I fondamentalisti, convinti di essere solo loro dalla parte del giusto, provano un’ innata ostilità nei confronti di ogni cosa che è loro estranea, respingono ogni pensiero e ogni idea nuova e non temono di mettere a tacere anche il più piccolo oppositore con la violenza. Queste persone amano il silenzio della morte, e non possono fare altro che costruire cimiteri in cui seppellire le loro vittime.

L’ altro pilastro della pace è la democrazia, poiché non può durare una pace che non sia basata sulla democrazia. Questa regola può essere applicata sia ai conflitti internazionali che a quelli interni di un Paese. Se una società non si basa sui valori democratici in ogni momento sussiste il pericolo del crollo e della disintegrazione dello Stato. Non dimentichiamo che fino a pochi anni fa l’ Unione Sovietica era la maggiore rivale degli Stati Uniti ed era una superpotenza, ma poiché non era una Nazione democratica, si è sciolta come un fantoccio di neve nel raggio di sole della democrazia, ed è per questo che il crollo dell’ Unione Sovietica era un evento prevedibile. Purtroppo o fortunatamente, la globalizzazione ha reso sia la guerra che la pace dei fenomeni globali. Anche se non siamo direttamente coinvolti in una guerra, nel giro di una notte ci possiamo accorgere che le sue conseguenze hanno colpito anche noi. Perciò se desideriamo vivere in un mondo lontano dalla guerra e dalla violenza dobbiamo iniziare a combattere contro questi mali non solo nella nostra patria, ma anche in ogni altra parte del mondo: solo così possiamo porre le basi di una comprensione universale. Solo così la violazione dei diritti umani diventa una questione internazionale e dunque capace di oltrepassare i confini dei singoli Paesi. Siamo tutti a bordo della stessa nave in partenza verso una civiltà più grande e più progredita. Ogni falla in qualsiasi parte della nave arresta il viaggio. Il destino di ogni uomo è intrecciato al destino degli altri uomini. Non possiamo pensare che i doni del mondo siano solo per noi e non per gli altri. Dobbiamo rendere anche gli altri partecipi del destino che auguriamo a noi stessi. Dobbiamo amarci, essere generosi e sapere che l’ amore è l’ unica moneta che non si esaurisce spendendola. Con augurio d’ amore e affetto per voi e tutti gli abitanti del mondo.