“The perks of being a wallflower – noi siamo infinito” di S. Chbosky

 

Dear friend,

oggi ti vorrei parlare di “The perks of being a wallflower” di Stephen Chbosky, più noto a noi italiani col titolo “Noi siamo infinito”. Questo romanzo epistolare, scritto come una serie di lettere indirizzate ad un certo “caro amico”, ha come protagonista Charlie, un ragazzo alle prese con il primo anno di liceo. Lo so, probabilmente starai già pensando: “non vorrai mica propormi la solita storiella del classico adolescente americano sfigato che nel giro di pochi mesi da ultima ruota del carro diventa il ragazzo più “cool” della scuola, pieno di belle ragazze e bravo nello sport?”. No, amico caro, questo libro è molto, molto di più: Charlie è una persona straordinaria, dotata di un’intelligenza e di una sensibilità rare e proprio per queste sue qualità tutti lo evitano. Ha un fratello maggiore al college che potrebbe diventare un grande giocatore di football (e al cui confronto Charlie si sente notevolmente inferiore), una sorella all’ultimo anno di liceo, con la quale non sa rapportarsi, ma ha anche due genitori che lo amano e lo sostengono.  Ora invece ti starai chiedendo “sono problemi comuni a tutti, che cosa ha lui di speciale?”. Charlie è emotivo e fragile perché ha subito due gravi perdite: la prima è quella della persona alla quale nell’infanzia il nostro protagonista era stato più legato, zia Helen, morta in un incidente e che aveva lasciato in lui un vuoto mai colmato, mentre la seconda è quella del suo migliore amico, Michael, che si era suicidato poco prima dell’inizio della High School, senza lasciargli nemmeno una riga di addio.

L’inizio nella nuova scuola è difficile per Charlie, ormai timoroso di stringere amicizie che potrebbero non durare a lungo. Tuttavia fin da subito instaura un profondo legame  col suo insegnante di Letteratura, Bill, il quale intravede in lui delle straordinarie doti di scrittore. Bill lo coinvolge nelle sue lezioni e gli assegna un libro a settimana da leggere e recensire per stimolarlo a dare il meglio di sé. Questo rapporto isola Charlie ancora di più dai coetanei che non hanno nulla in comune con lui, finché ad una partita di football conosce Patrick, o Nothing (come viene chiamato da tutta la scuola), e la bella Sam, studenti dell’ultimo anno. I due sono fratellastri e agli occhi di Charlie hanno tutte le qualità che si possano desiderare: sono carismatici, simpatici e intelligenti, ed in poco tempo diventano grandi amici. I tre sono uniti da un particolare amore per la musica (che fa da colonna sonora a tutto il romanzo), quella degli Smiths, descritti da Charlie e Sam in termini entusiastici (e che ho imparato ad amare anche io, cari amici), e per il The Rocky Horror Show (un musical spettacolare), che Patrick e Sam inscenano periodicamente.

Charlie poco alla volta conosce e frequenta anche gli amici dei due “fratelli”; per la prima volta partecipa ad una festa e proprio lì viene definito dagli invitati come un “wallflower”,  una persona timida che fa da cornice, da sfondo, alla vita. È allora che per la prima volta si fidanza con una ragazza che non ama perché non è Sam, la ragazza che con i suoi occhi verdi e il suo bacio aveva fatto tremare il suo mondo. Per la prima volta prova gli alcolici, le droghe leggere e reciterà persino in un musical, proprio il  “promiscuo” e dissacrante The Rocky Horror Show. Con Sam, in macchina assieme a Patrick, viaggiando verso la fine di un tunnel con l’aria fresca che spettina loro i capelli, si sentirà finalmente infinito sulle note di “Heroes”.

Ti sembra la solita storia? Questo e molto altro ci viene narrato da Charlie, che ci affida nelle sue lettere la descrizione dei suoi pensieri, delle sue azioni e soprattutto delle sue emozioni durante un anno intero che ci porterà alla scoperta della vita di un atipico adolescente americano e del segreto che nasconde dentro di sé, lui, l’amico perfetto e fedele che non avrebbe mai rivelato i segreti altrui, neanche sotto tortura.

Amico mio, ti invito a leggerlo in inglese, perché non presenta un linguaggio particolarmente difficile. Chbosky fa una scelta linguistica puntuale: utilizza un linguaggio quotidiano, una prosa semplice (dopotutto è un romanzo epistolare) e ricostruisce in modo efficace il linguaggio giovanile attraverso l’utilizzo di una serie di slang che non risultano affatto né forzati né volgari, simili anzi alle espressioni che anche noi usiamo tutti i giorni, come quando viene chiesto ad un Charlie visibilmente ubriaco “Are you high?”.

E dopo averlo letto ti consiglio di guardare il film (con la bellissima Emma Watson nei panni di Sam ed Ezra Miller in quelli di Patrick) e subito dopo di ascoltarti la colonna sonora (che spazia dagli Smiths, a David Bowie, agli U2) e di guardare The Rocky Horror Show e di sentirti infinito e di fare tante altre cose per la prima volta, come Charlie, perché in fondo siamo tutti adolescenti per la prima e unica volta nella nostra vita.

                                                                                            Love always

                                                                                                Carlo

Carlo Canzian

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